La traduzione in italiano di “spending review” è: revisione della spesa pubblica. E’ un processo che, in teoria, dovrebbe migliorare l’efficienza e l’efficacia dello Stato nel gestire le spese. Ciò avviene attraverso delle continue analisi e valutazioni di tutto l’apparato che si occupa dei fondi statali: vengono controllate sia le strutture organizzative che le procedure di decisione e di attuazione dei singoli atti all’interno dei programmi, e poi si analizzano anche i risultati. Lo scopo principale è quello di vedere cosa può essere tagliato, per scoprire se ci sono sprechi o casi di inefficienza. Si osserva il modo in cui le amministrazioni raggiungono i loro obiettivi: in pratica, ci si accerta che non spendano più del necessario.
In Italia, il primo ad attuare la spending review è stato, nel 2006, l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Padoa Schioppa: solo nel primo anno di revisione lo Stato ha risparmiato ben 700 milioni di euro. Tuttavia, più recentemente, ci sono stati dei tagli lineari alla spesa pubblica che hanno portato al calo della qualità dei servizi e al calo dei salari dei dipendenti pubblici: in questi casi i vari apparati statali sono stati penalizzati e non hanno potuto più svolgere il proprio compito in modo adeguato a causa della mancanza di fondi. Bisognerebbe tornare ai principi primi delle spending review: tagliare dove c’è spreco, non tagliare a tutti i costi.
Complimenti, rubrica molto interessante!